Marco Piazzi, pilota di una compagnia aerea del medio oriente si racconta
Al pari di un chirurgo un pilota aereo sa ed è consapevole di avere tra le sue mani la vita di tante persone ed è per questo che svolge il suo lavoro con impegno, dedizione e senso di responsabilità. Un pilota deve darti sicurezza e, quando parli con Marco, che è innanzitutto per me un amico, anzi l'AMICO, è la prima cosa che riesce a trasmetterti. Quando parla del suo lavoro tocchi con mano la sua quotidianità lavorativa che per tanti di noi invece è l'evento e per tantissimi purtroppo qualcosa di cui aver paura.
Spesso in agenzia mi capita di confrontarmi con clienti che mai salirebbero su un aereo; la quasi totalità di loro non ha paura dell'alta quota, ha paura di un aereo perché su di un aereo non ci è mai salita. Ed è esattamente in quel momento che vorrei Marco vicino a me, lui quell'aereo glielo farebbe prendere con ogni probabilità! Ecco perché ho deciso di intervistarlo e togliere più di qualche dubbio ai tanti e rassicurare (spero) chi per colpa di questa fobia difficilmente vedrà quello che il mondo ha da offrire.
Iniziamo!
A: Ciao Marco, quando nasce la tua passione per il volo?
M: Allora...diciamo alle scuole superiori, quando dovevo scegliere che cosa fare e le alternative erano noiose. Le scuole di volo all'epoca, dopo l’uscita del film Top Gun , erano diventate famose ed erano un’ alternativa molto interessante quindi mi sono iscritto all'istituto tecnico aeronautico di Milano, la National Avio School.
A: Il percorso formativo è stato duro? Dove è iniziato?
M: Beh sì, è iniziato tutto dalla scuola superiore dove le materie erano ovviamente attinenti all'aviazione. Inizialmente era tutto teorico quindi non si vedevano aeroplani e non si volava, e noi studiavamo cercando di pensare che un giorno tutta questa teoria sarebbe stata messa in pratica. Era, però, anche una grande scommessa perché poi bisognava iniziare anche a volare con tutte le implicazioni annesse e connesse. L’esperienza di volo è iniziata più tardi, verso la fine delle scuole superiori, e ovviamente con gli aerei piccoli, in Italia per qualche mese e poi quasi un anno negli Stati Uniti. Esperienza fantastica e c’è stato molto da fare...insomma è stato divertente ma molto tosto perché c’è sempre da studiare ,costantemente , e da mettere in pratica nozioni e conoscenze che sono innumerevoli. Spesso il tempo a disposizione è brevissimo e se non si è pronti e non si pensa avanti si rischia di mettersi in situazioni molto spiacevoli.
A: Ricordi il tuo primo volo? Ovviamente non da passeggero!
M: Il primo volo da titolare fu nel giugno 2002 su un ATR 72 dell’Alitalia da Firenze a Milano Malpensa e sembrava quasi impossibile essere arrivati lì, avere tutte quelle responsabilità e che tutto quello che finora erano stati i simulatori, e quindi in un certo senso un volo “finto” fosse in quel momento vero con delle persone dietro e con un aereo che era realmente in aria.
A: Per quale compagnia lavori adesso?
M: Attualmente ed ormai da 12 anni lavoro in una compagnia del medio oriente.
A: Questo lavoro ti ha portato necessariamente lontano dall' Italia...è pesante vivere in un altro Paese?
M: Eh sì, diciamo che mi sono abituato sin da subito a rimanere assente per lunghi periodi e ciò può fare anche piacere, ma non all'inizio, ecco...non è semplice...nel senso che si può soffrire un po’ di nostalgia. Però tutto questo può essere anche colmato da tanto entusiasmo. Più avanti,invece , si tende a non considerare più i lati negativi del proprio paese e a sentire però la mancanza enorme di quelli positivi. Per quanto riguarda noi italiani e l’Italia ,ovviamente, i luoghi, gli amici, il cibo, sono fondamentali! Per noi italiani che andiamo lontano sono tante le cose che alla fine vengono a mancare. Per quanto riguarda la mia esperienza personale mi sono reso conto tardi di quanto ho lasciato indietro e di quanto mi mancasse effettivamente tutto ciò che un italiano che vive in Italia, nella maggior parte dei casi, tende a non apprezzare per intero o a dare per scontato. Avendo, però, visto quasi tutto il mondo, lo dico da uno che inizialmente tempo fa denigrava quasi l’Italia, mi rendo conto invece ora che, nel complesso, è il paese più bello del mondo e che noi italiani all'estero siamo davvero deprivati di tantissimo rispetto ad altre nazionalità !
A: Hai mai avuto paura per un passeggero?
M: Ho avuto paura per un passeggero una volta quando durante l'imbarco si è sentito male ed ha cominciato a perdere sangue dal naso, aveva un’emorragia interna, che poi si è riversata. Immediato è stato l’intervento dei paramedici che lo hanno portato via e vedendolo allontanarsi sulla barella verso l’ambulanza mi ha fatto davvero impressione ed ho avuto davvero tanta, tanta paura per lui.
A: Come gestite le problematiche a bordo?
M: I problemi a bordo possono essere molteplici; si parla di problematiche dell’aeroplano, del meteo, dell’equipaggio e anche di passeggeri e, a seconda di ogni macro area, ci sono delle procedure da seguire. Ad oggi, le stesse sono quasi totalmente codificate e sono per la maggior parte dettate dalla compagnia o dagli standard internazionali dell’aviazione. La maggior parte delle volte sono scelte che si prendono dopo aver messo sul tavolo le varie opzioni al fine di decidere per il meglio. A volte capita invece di non avere tempo per valutare opzioni o alternative: per esempio se c’è in gioco la vita o la morte di una persona, oppure l’incolumità dell’aereo come in alcune situazioni meteorologiche, oppure il mantenimento della sicurezza dei passeggeri, la decisione va presa immediatamente.
A: Sentiamo sempre parlare di perturbazioni. Come le evitate?
M: Allora, gli aeroplani di linea sono progettati per volare in qualsiasi tipo di condizione meteorologica. Fintanto che ne vengano rispettati i parametri ed i limiti dell’aereo possiamo volare con pioggia, neve sabbia, ecc, certo se è possibile evitare situazioni che deteriorino la salute dell’aereo e mettano a rischio le operazioni e i passeggeri è meglio. Quando ci sono perturbazioni di temporali e brutto tempo ci si organizza e ci si coordina con il controllore per evitarle, magari, volando intorno o al di sopra, ma se ciò non è possibile il volo va interrotto e si opta per un aeroporto alternativo.
A: Essere un pilota ti ha permesso di viaggiare tanto. Sei prima un pilota oppure un turista?
M: Eh si, ho viaggiato tanto quasi in tutto il mondo e questo grazie alle operazioni di lungo raggio. Mi sono reso conto, specialmente tramite la fotografia, che ogni luogo è interessante ed affascinante a suo modo. Unendo la passione della fotografia a questa professione ho capito come le due cose si possano compensare, lavorare per fotografare e fotografare lavorando. Io mi sento sul luogo di lavoro fintanto che non lascio l’aeroplano dopodiché automaticamente mi trasformo in turista e sento il bisogno di andare a vedere, esplorare, fotografare e portare via con me un ricordo che tramite le fotografie mi farà rivivere quei momenti e ricordare le sensazioni provate. Dopo qualche tempo ho deciso di condividere questa mia esperienza con chiunque ne voglia fare parte tanto da creare un mio sito personale nel quale raccolgo tante delle mie esperienze di viaggio.
A: Si dice che un pilota è come un marinaio, ha una donna in ogni porto! (nel tuo caso aeroporto) Quanto c'è di vero? Attento a come rispondi che hai una moglie del sud (bellissima ndr) e due figli!
M: Sì questo detto è molto famoso ma la verità è che per una persona sola potrebbe anche essere divertente, ma quando si ha una famiglia diventa molto impegnativo e controproducente.
A: Avete un posto dove dormire quando le ore di volo sono tantissime?
M: Sì ci sono dei Bunk (o cuccette) dove gli equipaggi dormono o comunque possono riposarsi facendo i turni con altri membri dell' equipaggio. Quando i voli sono più corti o comunque negli aerei meno moderni ,queste cuccette sono rimpiazzate da poltrone passeggeri.
A: Dopo le tantissime ore di volo che hai accumulato, quanto ritieni essere sicuro un aereo?
M: Ormai l’affidabilità di tutto ciò di cui è composto l’aereo, parlo di motori cellula, eccetera.. fa davvero pensare che siano molto sicuri. Certo stiamo parlando di condizioni particolari, in quanto le velocità a cui si opera sono altissime, le temperature estremamente basse. Se pensiamo all'aria a 10/12 km di quota, alle pressioni che si creano dentro la cabina dell’aeroplano, alle pressioni degli impianti dell’aereo stesso, tutto questo richiede sicuramente che le procedure vengano seguite e rispettate e se mai qualcosa andasse storto gli interventi devono essere decisivi e veloci.
A: Tra torre di controllo e cabina di pilotaggio si parla inglese. È difficile parlare questa lingua con addetti di diverse nazionalità?
M: Sì, specialmente per un novello a volte può essere davvero impegnativo. Bisogna fare l’orecchio non soltanto alla lingua inglese ma alla lingua inglese parlata da più di 150 nazionalità diverse.
A: Durante il volo notturno c'è visibilità dalla cabina di pilotaggio?
M: Durante il volo notturno c’è assolutamente visibilità, specialmente se c’è una luna molto alta e luminosa addirittura può vedersi il suolo, le coste e le città anche da una decina di chilometri di quota.
A: Durante il volo mangiate lo stesso cibo dei passeggeri?
M: No, in quanto l' equipaggio ha un proprio Catering.
A: Sei sempre tu a guidare l'aereo durante tutte le ore di volo?
M: Quasi sempre si fa a metà tra il comandante ed il primo ufficiale, nel senso che per un volo è un pilota che agisce sui comandi e gestisce la traiettoria dell’aereo, la velocità, la salita e la discesa, mentre l’altro si occupa del monitoraggio di tutto ciò e delle comunicazioni radio con il controllore; tutto questo viene invertito nel volo successivo. Ci sono però dei parametri che prevedono che sia il comandante ad essere responsabile della condotta dell’aereo, per esempio condizioni di vento forte o di neve e ghiaccio sulle piste.
A: Ultima domanda! Che consiglio daresti ad un giovane che vuole intraprendere questo lavoro?
M: Se lo avete nel cuore fate di tutto per arrivarci perché vi darà tante soddisfazioni!
A: Marco vista la tua passione per le foto, abbinata al tuo lavoro, che ne dici di avere una rubrica tutta tua sul mio sito che parla dei tuoi viaggi raccontati tramite la fotografia? Magari potrebbe essere settimanale e raccontare ogni volta una località diversa!
M: Certo! Per me sarebbe meraviglioso!
A: Marco grazie davvero immensamente per averci dedicato del tempo. Nell'intervista ho anticipato quella che poi sarà la tua rubrica inserendo qualche tua foto.
Se volete seguire Marco e dare un' occhiata alle sue splendide foto vi lascio il suo sito www.marcopiazziphotography.com ed il suo profilo instagram!
Dani ❤️
Meravigliosa iniziativa... Good job Alf! ❤️